robabilmente ha a che fare con l’evoluzione, boh!, anche se all’incontrario, che l’uomo, partito male, e cioè homini lupus, lupo per l’altro uomo, inesorabilmente in conflitto con chiunque, per il cervo ucciso, per la donna o la roba degli altri, per la terra, per la Champions League, per una poltrona in parlamento, per la cena scotta, o anche solo per le proprie idee o il colore della pelle, sia finito altrettanto male. Dopo essersi infatti ben bene evoluto in tanti campi, solo in questo sembra rimasto invece fondamentalmente al tempo della pietra. Anzi, talora raggiungendo soglie di eccellenza nella meticolosità, fantasia e capacità di... sterminare l’altro (fisicamente, a parole, in TV). Ma allora ha ragione chi pensa che la natura umana sia fondamentalmente egoistica, e a determinare le azioni dell’uomo siano soltanto l’istinto di sopravvivenza e di sopraffazione? Che ognuno veda nel prossimo un nemico? in un continuo bellum omnium contra omnes (“guerra di tutti contro tutti”), nel quale non esiste torto o ragione (che solo la legge eventualmente può distinguere), ma solo il diritto di ciascuno su ogni cosa, anche sulla vita altrui? Come si pone l’uomo di fronte al male? Che armi può tirare fuori? Non è forse tempo di recuperare la funzione della tanto vituperata “voce della coscienza” relegata ad improbabili “esami di coscienza” infantili, ma che in realtà ha inquietato, interrogato, costretto tanti uomini e donne a prendere posizione di fronte al male, cercando a volte con sofferenza una via d’uscita onorevole e che salvasse la dignità personale e altrui, sempre comunque responsabilmente, mai banalmente, pagandone personalmente le conseguenze? Il convegno prova umilmente a sondare questo tema, con tutta la delicatezza del caso, senza giudizi, ma anche convinto che sia più che mai l’ora di farlo...