Francesco nacque in Assisi nel 1182 da Pietro di Bernardone, un ricco mercante di stoffe, e dall'amorevole "monna Pica", che tanto della sua gentilezza dovette infondere nel cuore del figlio.
Nel 1205 la mistica visione di Spoleto, quasi una grazia che, rompendo ogni indugio, entra in casa frantumando i vetri, decide per sempre della sua vita, del suo percorso umano e del suo destino eterno. Nel 1206, davanti al vescovo di Assisi si spoglia di tutto, rinuncia ad ogni diritto sui beni di casa, lasciando al genitore amareggiato e deluso anche i sogni infranti di una grandezza terrena ormai per lui impossibile.
Uscito così clamorosamente "da casa" e dal mondo, sente con intensità nuova e prima sconosciuta il significato profondo di quella preghiera che gli fiorisce spontanea sulle labbra: "Padre nostro, che sei nei cieli".
Ha perso la famiglia del sangue, ma ecco raccogliersi attorno a lui uno stuolo così numeroso di discepoli, che nello spazio di un decennio, i suoi figli toccheranno i confini del mondo allora civile, portando dovunque il messaggio della sua parola e dei suoi ideali di pace, di fraternità, di amore. Il primo drappello, che nel 1208 è di poche unità, alla sua morte (1226) è un esercito capace di sostenere la Chiesa languente e di offrirle il contributo di una provvidenziale rivitalizzazione.
Nel 1212 la nobile giovanetta Chiara d'Assisi, attratta dagli ideali di Francesco, ne segue l'austera vita di povertà e di penitenza. Con lei Francesco istituisce il ramo femminile, che diviene il II Ordine Francescano, detto subito delle Povere Dame di S. Damiano, poi Clarisse, come oggi sono chiamate.
La fiamma interiore che urgeva in Francesco per un generale ritorno a Dio, gli suggerisce, per chi fosse rimasto nel mondo, alcune norme e una forma di vita più attenta al richiamo di Dio e alle esigenze del Vangelo. Ecco allora, nel 1221, l'istituzione del III Ordine Francescano, conosciuto subito con il nome di ordine dei Fratelli e Sorelle della Penitenza, oggi anche semplicemente dei Terziari Francescani.
Superando ogni più ragionevole previsione, i primi figli di Francesco crebbero enormemente, da costituire una famiglia tanto numerosa, che i suoi membri stavano mettendo radici nelle più lontane regioni d'Europa e in Terra Santa. Non era più possibile per loro un governo provvisorio e norme di vita senza una "carta costituzionale" autenticata dal Vicario di Cristo. Nel 1223, a Fontecolombo, Francesco scrive per essi la Regola definitiva, che il Papa Onorio III gli approva con bolla solenne del 29 Novembre 1223.
Sembra quasi che il verdetto papale sia giunto a suggellare una vita breve, ma luminosa come meteora, percepita dal mondo come il più chiaro riflesso di Cristo sulla terra. Al capolavoro manca solo l'ultimo tocco di grazia, di cui s'incarica Cristo stesso: il 17 Settembre 1224, sull'aspro monte della Verna, le piaghe di Cristo Crocifisso s'imprimono nelle sue povere carni martoriate dalle penitenze. Come dice il divino poeta, fu "l'ultimo sigillo", dopo il quale la santità di Francesco non aveva bisogno di altra conferma o altra autenticazione.
Vinto ormai dalle malattie e dai dolori, consunto dall'interno ardore, la sera del 3 Ottobre 1226 Francesco si spegneva dolcemente presso la diletta Porziuncola. Il giorno seguente, ben protetto da un forte nucleo di milizie cittadine, che dal tempo vigilavano sul suo lento morire, sul tragitto di S. Damiano, per ricevere l'ultimo tributo di lacrime di sorella Chiara, il prezioso corpo del Santo raggiungeva la città, per essere provvisoriamente deposto nella chiesetta di S. Giorgio, appena a ridosso del forte baluardo delle mura urbiche e in attesa che fosse approntata per lui una tomba più sontuosa.
Con prassi rapida l'amico card. Ugolino, ora Papa Gregorio IX, il 16 Luglio 1228 è nella sua città, per dichiarare solennemente Santo il Poverello d'Assisi e gettare poi la prima pietra della sua tomba gloriosa. Allora il Cole dell'Inferno - così testualmente nell'antica pergamena - si vide aggredire i fianchi da un cantiere di umili popolani e poi di artisti sommi, cantiere tanto fervido, vario e numeroso, come questa mistica Umbria non vide mai prima né dopo d'allora. Nel 1230 la basilica inferiore - chiesa sacrario - accoglieva il benedetto deposito, che motivi di giustificata prudenza consigliarono di occultare nella profondità della roccia, sotto le poderose strutture dell'altar maggiore. In breve tempo su quella tomba prese corpo la più preziosa antologia artistica che il coltissimo e fiero Medioevo potesse offrire a colui che era apparso come il più perfetto imitatore di Cristo.